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Radon

Il RADON è un gas radioattivo naturale prodotto dal decadimento radioattivo del radio (Ra-226) presente in alcuni tipi di suoli ed in alcuni materiali da costruzione e si concentra negli ambienti chiusi. Il radon insieme ai suoi prodotti di decadimento a vita breve è classificato dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) come cancerogeno appartenente al gruppo 1, per cui vi è una evidenza sufficiente di cancerogenicità sulla base di studi epidemiologici sugli esseri umani.
L’esposizione al radon nei luoghi chiusi aumenta il rischio di contrarre un tumore polmonare e l’entità del rischio dipende dalla concentrazione di radon a cui si è esposti e da quanto dura l’esposizione.
La stima del numero di decessi per tumore polmonare attribuibili al radon in Italia, effettuata nel 2013 dall’Istituto Superiore di Sanità è pari a 3300 decessi/anno per tumore polmonare dovuti al radon (da 1100 a 5700 considerando le incertezze)
In termini percentuali questo numero rappresenta circa il 10% di tutti i decessi per tumore polmonare in Italia, con variazioni tra una regione e l’altra dal 4 al 16 %.
La maggior parte di questi decessi coinvolge i fumatori, a causa della sinergia tra radon e fumo.

SORGENTI DI RADON
Il radon viene prodotto dalle seguenti sorgenti:
- Suolo
- Materiali da costruzione
- Aria esterna
- Acqua

Il SUOLO è generalmente la sorgente principale del radon presente nell’aria all’interno degli edifici. In particolare esso è responsabile dei valori di concentrazione più elevati.
È noto che determinate formazioni geologiche quali i graniti, il porfido, la fillade quarzifera ed i tufi producono concentrazioni di gas radon a causa del loro contenuto di uranio/radio.
Attraverso le crepe e fenditure nel terreno, le correnti d’aria possono trasportare elevate concentrazioni di radon in superficie.
Il ruolo dei materiali da costruzione, come sorgenti di radon indoors, è generalmente poco importante rispetto a quello del suolo. Nel rapporto dell’anno 2000 del Comitato Scientifico delle Nazioni Unite sugli Effetti della Radiazione Atomica (UNSCEAR), il contributo fornito dai materiali da costruzione al valor medio mondiale della concentrazione di radon nelle abitazioni (che è pari a 40 Bq/m3) viene stimato intorno al 15-20 %, mentre quello relativo al suolo, è stato stimato tra il 40 e il 70 %.
Esistono però situazioni in cui si possono avere concentrazioni di attività anche 10-20 volte superiori alle medie UNSCEAR.
In Svezia, per esempio, fin dagli anni 50 fu rilevato che il calcestruzzo con elevata percentuale di scisto di allume presentava un’alta concentrazione di Ra-226, che produceva un rilevante contributo alla concentrazione di Rn-222. In seguito anche in altri Paesi vennero individuati materiali di origine naturale ad elevato contenuto di radioattività come certi graniti ed in particolare il tufo e la pozzolana. Altri materiali ad elevata concentrazione sono:
1) gesso, sottoprodotto dell’industria dei fosfati;
2) ceneri di carbone, sottoprodotto delle centrali elettriche a combustibile solido.
In alcuni casi anche l’acqua può dare un contributo significativo alla concentrazione di radon nell’aria interna agli edifici, ma tali situazioni non sono frequenti in Italia.

IL RADON NEGLI EDIFICI

Il radon entra negli edifici attraverso i flussi d’aria che provengono dal suolo sottostante l’edificio. La presenza di radon all’interno dell’edificio dipende da 2 fattori:
1) la differenza di pressione interno/esterno;
2) il basamento dell’edificio;

La pressione interna di un edificio è generalmente minore rispetto alla pressione esterna, per cui si ha un risucchio di aria dal suolo attraverso le fessurazioni e le aperture della struttura dell’edificio. I due principali fenomeni che creano questa differenza di pressione tra interno ed esterno sono l’effetto camino e l’effetto vento.

radon 1     radon 2
effetto camino   effetto vento


L’effetto camino è dovuto alla differenza di temperatura tra interno ed esterno dell’edificio, mentre l’effetto vento è dovuto alla differenza di velocità dell’aria che esiste tra interno ed esterno dell’edificio. Per una differenza di temperatura tra interno ed esterno di 10°C e con una velocità del vento di 5 m/s si ha una differenza di pressione di 5 Pa. Questa differenza, anche se minima, è sufficiente ad aspirare il radon dall’esterno verso l’interno dell’edificio.

La dinamica dell’ingresso del radon è influenzata anche da altri parametri come le condizioni meteorologiche, le precipitazioni, la pressione barometrica e soprattutto la struttura stessa dell’edificio.
La tipologia edilizia e la qualità dell’edificazione assumono un ruolo fondamentale nell’ingresso del radon, che è favorito da fessurazioni nei solai, dalla mancanza di sigillatura nei punti in cui le tubazioni entrano nell’edificio.
È possibile individuare 4 criteri di mitigazione per la riduzione della concentrazione del gas radon all’interno degli edifici:

1) eliminazione delle fonti se dovute ai materiali da costruzione;
2) sigillatura degli ingressi;
3) trattamento dell’aria mediante sistemi di pressurizzazione e aspirazione;
4) allontanamento del gas radon mediante sistemi di pressurizzazione, aspirazione e ventilazione.

Le principali tecniche preventive utilizzate per ottenere una riduzione dei livelli di concentrazione di gas radon sono:

1) ventilazione del vespaio;
2) sigillatura delle vie di ingresso dal suolo;
3) depressurizzazione del suolo;
4) pressurizzazione dell’edificio.

NORMATIVA
Luoghi di lavoro  - Nei luoghi di lavoro il D. Lgs. n. 230/1995 e s.m.i. fissa un livello di azione pari a 500 Bq/m3, come concentrazione di attività di radon media in un anno. Tale livello non deve essere superato nei luoghi di lavoro sotterranei e nelle zone ad alto rischio radon la cui individuazione deve essere effettuata dalle Regioni anche mediante apposite indagini.
La Direttiva Europea 2013/59/Euratom, non ancora recepita in Italia, prevede che gli Stati membri stabiliscano un livello di riferimento per i luoghi di lavoro non superiore a 300 Bq/m3.

Abitazioni - Per quanto riguarda l’esposizione al radon nelle abitazioni, a differenza di quanto avviene in altri Paesi, in Italia non esiste normativa specifica.
Comunque la Direttiva Europea 2013/59/Euratom prevede anche per le abitazioni che gli Stati membri stabiliscano un livello di riferimento non superiore a 300 Bq/m3.

indagine radon ico    Indagine nazionale radon degli anni 1989-1997 

L’indagine nazionale sull’esposizione della popolazione al radon promossa dall’ENEA/DISP (poi ANPA) e dall’Istituto Superiore di Sanità e svolta tra il 1989 e il 1997, ha fornito una media nazionale di concentrazione di radon nelle abitazioni pari a 70 Bq/m3. La regione Marche si è attestata tra le regioni con la più bassa concentrazione di radon, con un valore medio pari a 29 Bq/m3 ed è stato ottenuto prendendo in esame un campione di 239 abitazioni dislocate in 12 Comuni delle Marche. La scelta dei Comuni era stata effettuata a livello centrale dall’ANPA e dall’ISS, partendo da criteri statistici ed in modo tale da condurre ad un campionamento completamente casuale.

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